sabato 29 maggio 2010

SONO TRISTE. HO PAURA PER IL MIO FUTURO



Sono un bambino e non ho un posto in cui giocare al sicuro.

Sono un padre di famiglia e per vent’anni non mi è stato permesso di costruire una casa ai miei figli. Solo alcuni possono. Avrei dovuto pagare.

Sono un barista e non vedo più un turista felice da tanto.

Sono il cinema bruciato e solo questo resterò. Un ricordo caduto.

Sono uno straniero e qui nessuno parla la mia lingua. Se mi volto mi beffano.

Sono la stazione e sono ferita a morte. Ma mi costringono a vivere così.

Sono una commessa e prendo 400 euro al mese. Se non mi va bene prenderanno un’immigrata che non darà problemi.

Sono uno scout. O meglio, lo ero. Scomparvi.

Sono la chiesa e sono inguardabile. La bellezza delle cose non è importante, qui.

Sono i giovani e non abbiamo più punti di ritrovo. Cresciamo selvatici.

Sono le strade fatte male dai disonesti, distrutte e senza marciapiedi.

Sono gli scavi sepolti sotto i bar e le strade di Paestum. Vorremmo la nostra libertà.

Sono un immigrato e dormo in Pineta, mentre di giorno do una brutta immagine dei luoghi in cui vagabondo, sulla mia bicicletta rubata.

Sono un diplomato e qui non ho alcun futuro. Sono costretto ad abbandonare la mia terra. Mi mancherà.

Sono la Cirio e sono solo un rudere dimenticato. Mi incollano addosso locandine.

Sono la Biblioteca, ma non posso vantare libri perché vengo utilizzata per la tombola e i convegni. È umiliante. Ridatemi scaffali e copertine.

Sono una ragazza che lavorava per il turismo di Paestum. Sognavo di farlo qui e non altrove. Non mi hanno pagata.

Sono la spiaggia libera e sono sommersa dai rifiuti. Impresentabile.

Sono una palma e giaccio morta. Mi attendono le fiamme.

Sono un lido malridotto e ogni anno vedo sempre meno ombrelloni aperti. Ma i miei costi rimangono alti, e i servizi che offro miseri.

Sono un villeggiante e gli abitanti di qui mi dicono che non si sa a che ora passa l’autobus per raggiungere Agropoli. Mi dicono che è molto bella e festosa.

Sono un giramondo, ma i prezzi di quei bar nel centro storico non li ho mai visti prima.

Sono il lungomare e voglio fiori, steccati e parcheggi. Musica e svaghi. Lo pretendo.

Sono i proprietari degli hotel e ignoro il turismo, faccio solo matrimoni e sottopago i dipendenti. Ho fame di soldi.

Sono un sognatore. Mio padre mi deride. Mia madre prega che mi passi.

Sono il sindaco della gente, anche se la gente non l’ho mai aiutata, ma tradita, usata, obbligata, offesa, scoraggiata, portata alla rovina. Assieme al mio paese.

Sono i cantieri, le macerie, i ruderi, la spazzatura, i cani randagi, l’ignoranza, l’apatia, la cocaina, i vetri rotti, i negozi chiusi e i cartelli vendesi.

Sono Capaccio e sono molto triste. Ho paura per il mio futuro. Non riesco a vederlo. Neppure a immaginarlo.

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